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23 dicembre 2019

CLASSIFICANDO I FILM DISNEY DEL 2019 - ULTIMO POSTO A IL RE LEONE

Nonostante non sia stato presentato quest'anno al grande pubblico nessun film originale ma tutti remake di opere già celebri o sequel di film miliardari, il 2019 per quanto riguarda le produzioni in casa Disney non si può dire che mi abbia deluso. Ed è stato sicuramente un anno che ha fatto discutere.

Ha acceso gli animi di coloro che dubitano del senso di riproporre sotto forma di remake live-action i grandi classici animati Disney, che quest'anno sono arrivati a quota record tre. Ancora vive, soprattutto adesso nella stagione di premi quando il film è da categorizzare, l'annosa questione, "è film live-action o animato?" del remake de Il re leone. (Spoiler, è animato, nonostante per ovvie ragioni di marketing Disney continui a sostenere il contrario). Ed è stata anche una prova con Maleficent - Signora del male, dopo il flop di Alice attraverso lo specchio, se questi remake possono vivere di vita propria e sviluppare un proprio franchise oppure se risultano indissolubilmente legati al film originale e quindi perdono di appetibilità se portano con dei sequel idee proprie.

Per l'animazione Disney invece il 2019 si contraddistingue come la chiusura di non solo una decade ma un'intera era dopo l'addio, o meglio rimozione, di John Lasseter come guida creativa degli studios, sostituito dal veterano Pete Docter in Pixar e da Jennifer Lee in Disney, quest'ultima rivelatasi nel giro di pochi anni una vera e propria forza creativa grazie al suo lavoro in Ralph spaccatutto e Frozen. Con Toy Story 4 e Frozen II - Il segreto di Arendelle finiscono anche i sequel previsti nel listino animato Disney, che, diciamoci la verità, anche se siamo un pò tutti affezionati agli Incredibili, Dory, Ralph, Woody, Elsa e Saetta (bè magari a quest'ultimo un pò meno), hanno dominato eccessivamente le uscite dei due studios.

Nella lista che segue, organizzata in diversi articoli in uscita in questi giorni, quindi faccio un piccolo recap delle sei uscite cinematografiche Disney del 2019; Dumbo, Aladdin, Toy Story 4, Il re leone, Maleficent - Signora del male e Frozen II, messi in ordine di gradimento e, sempre ovviamente secondo il mio parere, di qualità.

Nella lista non ho incluso i numerosi film prodotti per Disney Plus, la piattaforma streaming che ha debuttato lo scorso novembre in madrepatria con due live-action, il remake di Lilli e il vagabondo e il film natalizio Noelle, a cui si è aggiunto successivamente Togo, acclamato film di salvataggio che narra la storia della corsa nel 1925 per portare medicinali in una comunità isolata in Alaska grazie a cani da slitta. Tutti questi film saranno disponibili il 31 marzo 2020 anche in Italia quando Disney Plus arriverà finalmente nel Belpaese.

6) Il re leone
In fondo alla classifica, anche se ne parliamo per primo, c'è proprio Il re leone portato sul grande schermo in CGI da Jon Favreau. Nonostante sia noto per essere live-action, il film di vero ha solo la primissima sequenza iniziale che fa da cornice all'iconica alba del cerchio della vita, e usa una tecnica pionieristica chiamata fotografia virtuale, attraverso la quale con il VR, la realtà aumentata, hanno ricreato il set e utilizzato nell'ambiente virtuale tecniche di ripresa live-action.

Uno dei film più costosi di sempre, e infatti ha già l'Oscar per gli effetti visivi in tasca, Il re leone però soffre tantissimo per l'eccessivo fotorealismo. Il problema più grande, e quello già noto all'uscita del trailer, è la mancata espressività facciale dei personaggi, soprattutto dei leoni. Non importa se la scena sia un momento musicale o la morte del padre Mufasa, il viso del leoncino Simba non cambia. Il doppiaggio certo aiuta a comunicare le emozioni dei personaggi, ma manca una controparte umana, o meglio l'antropomorfismo, qualità caratteristica dell'animazione insieme alla stilizzazione, che danno ai personaggi uno stile e un'anima. Il film è assolutamente consapevole di ciò, e cerca di andare in aiuto offrendo paesaggi mozzafiato. E' uno scontro tra naturalismo e antropomorfismo. Peccato però che per rendere al meglio l'intreccio e farci empatizzare serva espressività e non location da National Geographic.

Il problema più dolente per me però è stata l'eccessiva pedissequità alla sceneggiatura del classico originale, tant'è che stona con gli altri adattamenti in live-action Disney in quanto sembri più un remake fotogramma per fotogramma come lo Psycho di Gus Van Sant del '98. Durante la visione facevo davvero fatica a trovare qualcosa di diverso se non piccole differenze. Basta leggere la sezione di Wikipedia per farsi un'idea. Il lavoro di Jeff Nathanson alla sceneggiatura sembra sia stato come quello di John Hughes quando c'era da scrivere il sequel di Mamma ho perso l'aereo: un copia incolla davvero pigro. Saranno stati i produttori a richiedere un'eccessiva fedeltà all'opera originale o davvero nessuno aveva idee?

Ecco l'unico sembra sia stato Jon Favreau, che dà al film una messa in scena davvero grandiosa. La sua regia è ricca di idee, i cosiddetti guizzi registici che rendono interessante, almeno superficialmente, la visione del film.

Degna di nota è stata la sequenza dei peli di Simba che viaggiano attraverso la savana arrivando a Rafiki e comunicandogli che l'erede al trono è ancora vivo. Se nel classico animato la scena è realizzata con Simba che si butta su un prato d'erba che solleva un polverone di polline, nel film del 2019 dei peli di Simba entrano nella catena alimentare grazie ad una giraffa e uno scarabeo stercorario, rafforzando il concetto del cerchio della vita e, grazie a quest'ultimo, rappresentando una divinità appartenente alla teologia africana. Appartenente a religioni come il kemetismo, Khepera è infatti una divinità che ricorda lo scarabeo stercorario e che rappresenta la rigenerazione e ricollegandosi al dio del sole Ra. Questi due significati originano dalla piccola palla di sterco che lo scarabeo si trascina con sé, che gli antichi vedevano come una metafora del passaggio del sole nel cielo e quindi l'alba; "la criniera di Simba nello sterco dello scarabeo è un'aggiunta davvero speciale poiché questa porzione del film rappresenta un cambiamento importante nel personaggio di Simba. Appena dopo che i suoi peli sono liberati dalla palla di sterco, Simba è rinato da un leone codardo che scappa dal suo passato e dal suo destino in un coraggioso giovane re con una nuova consapevolezza che ritorna nel suo branco," ricollegandosi quindi al tema della rigenerazione. [Fonte]

Nala contro Shenzi
Inoltre, come tutte le rivisitazioni Disney effettuate da Come d'incanto (2007) in poi, quando la compagnia, per attirare il pubblico contemporaneo ha dovuto valutare come riproporre il proprio passato rendendolo più appetibile alle nuove sensibilità; anche qui c'è una revisione, in questo caso femminista, del personaggio di Nala. Nonostante il film rimanga sempre ancorato al patriarcatismo e al potere di capo branco e re destinato solo all'uomo, Nala è rappresentata come alla pari di Simba, ed è l'unica che si ribella con successo a Scar, riuscendo, in una scena inedita, a scappare dalla rupe dei re. La leonessa partecipa in prima linea nello scontro finale guidando il branco di leonesse alla battaglia contro le iene e avendo un fuoco a fuoco con la leader di quest'ultime, Shenzi, che ha un ruolo decisamente più di potere in questo remake. C'è enfasi anche nell'indipendenza di Sarabi, vedova di Mufasa, che qui si vede rifiutare l'invito di Scar a essere la sua regina, anche a costo di morire di fame.
Peccato però che lo status quo di potere maschile rimanga immutato e che la bidimensionalità dei personaggi femminili rimanga. Colpa anche questa della troppa fedeltà al classico in quanto i filmmaker potevano ispirarsi al regno animale, dove, secondo il pezzo della giornalista scientifica Erin Biba pubblicato nel National Geographic, le comunità dei leoni sono matrilineari, e che se Il re leone si svolgesse nella vita reale, come questo film d'altronde vuole farci credere, Nala sarebbe la protagonista, Sarabi prenderebbe il ruolo di Mufasa, e Simba se ne sarebbe andato per non tornare più, come infatti fanno i leoni maschi che abbandonano il branco dopo un paio di anni per garantire una diversità genetica. La regina leone sarebbe stato quindi un remake più interessante e non così strano visto che un Amleto gender-swapped è stato già sperimentato nei teatri londinesi.

Beyoncé in Bigger
In conclusione, questo re leone si è rivelato come una piccola delusione, anche se di aspettative antecedentemente la visione non ne avevo di particolari. Oltre alle bellissime canzoni inedite di Beyoncé, Spirit è la hit ma non sono da ignorare i brani presenti nell'album ispirato al film, The Gift, tra cui segnalo Bigger che ha un testo meraviglioso; si salva sicuramente l'impianto tecnico. Deve essere uno spettacolo averlo in sottofondo ai pranzi di queste feste in Blu-ray 4K. Ma forse i film dovrebbero aspirare ad altro e Disney dovrebbe mostrare un pò di amor proprio verso i suoi classici animati e di rivisitarli solo quando c'è davvero qualcosa di nuovo da dire.

Fonti:
Biba, Erin. “In Real Life, Simba’s Mom Would Be Running the Pride” National Geographic, 8 luglio 2019, nationalgeographic.com/animals/2019/07/lion-pride-family-dynamics-females/.
Gantt, Deidre. “Meet the African Deity Who Makes a Surprise Appearance in the New ‘Lion King’ Movie.” Face2Face Africa, 31 luglio 2019, face2faceafrica.com/article/meet-the-african-deity-who-makes-a-surprise-appearance-in-the-new-lion-king-movie.
Murray, Megan. “If The Lion King Had Been Factually Correct, It Would Have Been a Feminist Story.” Stylist, 9 luglio 2019, stylist.co.uk/life/the-lion-king-lion-pride-all-female-simbas-mum-sarabi/278659.
Rottenberg, Josh. “‘The Lion King’: Is It Animated or Live-Action? It’s Complicated.” Los Angeles Times, 19 luglio 2019, latimes.com/entertainment-arts/movies/story/2019-07-19/the-lion-king-remake-animation-live-action-photo-real.