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13 settembre 2012

MyNewGreatStory. La luna con gli occhi di un bambino

Si, la Luna aveva una forza che ti strappava, te ne accorgevi in quel momento di passaggio tra l’una e l’altra: bisognava tirarsi su di scatto, con una specie di capriola, afferrarsi alle scaglie, lanciare in su le gambe, per ritrovarsi in piedi sul fondo lunare. Visto dalla terra apparivi come appeso a testa in giù, ma per te era la solita posizione di sempre, e l’unica cosa strana era, alzando gli occhi, vederti addosso la cappa del mare luccicante con la barca e i compagni capovolti che dondolavano come un grappolo del tralcio. 
La distanza della Luna, dalla raccolta Le cosmicomiche, Italo Calvino, 1964
Silenzio. Notte. Cielo stellato. Mare aperto. Un bambino con due occhioni luccicanti, suo padre e suo nonno si fermano in un punto ad aspettare su di una vecchia barca di legno. Non si vede la terra ferma. Una sorpresa aspetta il piccolo quando scopre lo straordinario lavoro di famiglia. Una luna gigantesca illumina l’intero scenario. Gli occhi del bambino si illuminano vedendo la gigantesca tondità e la sua brillantezza. Riuscirà, il fanciullo, a trovare la direzione giusta salendo su di una lunghissima scala?

Story artist d’eccezione, genovese doc e oggi pixariano, Enrico Casarosa ci porta nel piccola provincia italiana, tinta di storie di pescatori con grande spirito d’iniziativa. Egli rielabora e si ispira ad un racconto del narratore Italo Calvino, dal titolo La distanza della Luna dalla raccolta Le cosmicomiche per immergerci nella piena immaginazione in una sorta di mito per la Luna e per le stelle, una fantasia d’ordine superiore, di tipo onirico, che stabilisce relazioni fra figure e forme primordiali, come la bellezza e la madre generatrice di vita. Una Luna smisurata che fa capolino al mare sulla terra e illumina i tre viandanti sulla barca, attirando sulla sua superficie le stelle per illuminarsi e rendersi più bella agli occhi del mondo.

La luna, come è scritto sul lato della barca, ci racconta l’immaginazione e i sogni di un bambino che viene portato a raccoglier le stelle per poter migliorare la natura delle cose; un lavoro da tramandare da nonno a padre a figlio, una generazione che porta, idealmente, la luce sulla terra. Tema portante infatti è il trovare la propria strada nella vita per poter vivere meglio, per essere utili verso un obiettivo al fine di non sprecare la propria preziosa esistenza. Mente, anima, cuore e coscienza lavorano in armonia con la natura, così come la scala fatta di gradini che percorre il nostro piccolo protagonista, ci porta ad un cammino fatto di passi, costruito da una serie di attimi. Così i due padri di famiglia insegnano al bambino come costruirsi la propria vita giorno per giorno, come le fasi lunari, imparando un mestiere, superando gli ostacoli, guardando avanti. Ciò dimostra anche un certa somiglianza alla reale storia di Casarosa, da italiano emigrato negli Stati Uniti alla ricerca del proprio futuro, fatto di obiettivi ambiziosi portandoli a termine grazie alle sue doti pittoriche e ad idee emozionanti da raccontare.

Per caratterizzare al meglio i tre personaggi Casarosa è stimolato, come dice lui stesso, dalla poetica del regista d’animazione dello studio Ghibli, Hayao Miyazaki, prendendo in tutto e per tutto il pacing, quel ritmo naturale delle cose, senza pause, così come avviene nella realtà, e guardando la natura che si presenta al mondo con gli occhi di un bambino che si emoziona, coll’impeto nel cuore verso quanto gli accade. Egli vuole catturare ed illuminare le menti di ognuno non solo con l’immagine, ma anche con la coralità musicale, grazie alla notevole bravura del compositore Michael Giacchino e alle sue intime atmosfere sinfoniche che accentuano i momenti chiave delle azioni sceniche, quasi a raccontare una storia universale, interagendo con la luna stessa quale portatrice di luce che illumina i volti dei tre personaggi. Il bambino con grazia, semplicità e naturalezza, quasi a ricordare i personaggi di Totoro e Ponyo di Miyazaki, è un protagonista senza esperienza e intimorito all’inizio del viaggio, ma poi con grande intuito si farà valere da ometto pieno di risorse e d’ingegno.

Lo stile surreale ed espressionista richiama molto le illustrazioni di Mary Blair, artista e illustratrice disneyana tra gli anni ‘40 e ‘50 ed i personaggi imperfetti immerse nelle scenografie d’arte del conterraneo Emanuele Luzzati, ma soprattutto lo stile deriva dai suoi stessi acquerelli, con un’immagine legata alle letture per l’infanzia realizzati per lo storyboard, oggi divenuti un bel libello edito da Disney Press. Gli acquerelli rendono il racconto imperfetto e realistico e allontanano sempre di più dalla pulizia e dalla freddezza della computer grafica, creando così delle texture sui modelli tridimensionali che raccontano ed emozionano chi le guarda e le comprende.


La luna è dunque un piccolo gioiello d’animazione che ha il ruolo di prologo al lungometraggio Ribelle - The Brave, a testimoniare così una sorta di unicum di due anime ricche di tradizioni, l’Italia e la Scozia, avvicinandosi così al realismo naturalistico della ribelle Merida, immergendoci nell’incontaminata immaginazione che ci spinge a renderci più forti e più intraprendenti nella vita che affrontiamo ogni giorno.